I designer
Il design al servizio della solidarietà
i designer
Dalla Tavola Rotonda al Cenacolo cristiano l'oggetto tavolo ha sempre rivestito un ruolo simbolico di profonda importanza. La tavola è luogo di incontro, confronto, condivisione e, dunque, comprensione e accoglienza. Nessun riferimento migliore di questo, allora, può diventare il vero emblema del grande progetto di arte e solidarietà che è il Refettorio Ambrosiano.
Riva 1920
Riva 1920 racconta di un dialogo ininterrotto tra estetica ed etica. La storia di un’azienda con solide radici e una grande artigianalità, che coniuga innovazione e design nel rispetto dell'ambiente e della migliore tradizione del Made in Italy.
Collaborando con i principali protagonisti di architettura e arte, si distingue per la produzione di arredi di eccellente qualità in cui il legno è il protagonista indiscusso.
Da sempre la sensibilità sociale rappresenta un impegno concreto per l'azienda.
Riva 1920 ha accolto con grande entusiasmo l'opportunità di poter contribuire concretamente al progetto del Refettorio Ambrosiano realizzando i 13 tavoli progettati da alcuni degli autori più illustri del design e dell'architettura: Mario Bellini, Pierluigi Cerri, Aldo Cibic, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Piero Lissoni, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Franco Origoni, Italo Rota, Patricia Urquiola e Terry Dwan.
Produzione artigiana e tecniche di lavorazione legate all'arte dell'ebanisteria coniugate con l'impiego di tecnologie all'avanguardia, hanno saputo sviluppare le idee progettuali degli architetti dando vita a pezzi d'autore che si caratterizzano per la forte personalità e per la particolare cifra stilistica.
La qualità delle materie prime utilizzate ha giocato un ruolo fondamentale: legno massello proveniente da aree di riforestazione controllata che aderiscono al programma “Smart Wood Certified Forestry” (dove per ogni albero abbattuto vengono piantate 7 nuove piantine), collanti vinilici non dannosi né per l'uomo né per l'ambiente e finiture ad olio e cera naturale.
Salvaguardia dell'ambiente ed amore per la natura sono principi fondamentali per Riva 1920 e sono garanzia di un prodotto naturale.
i tavoli del refettorio ambrosiano
Mario Bellini
La tavola armonica
Pierluigi Cerri
Otto
Aldo Cibic
Piedone
Antonio Citterio
Convivium
Michele De Lucchi
Desco
Terry Dwan
ReBlocks
Giulio Iacchetti
Sant’Andrea
Piero Lissoni
Greco
Alessandro Mendini
Fratino
Fabio Novembre
In punta di piedi
Origoni Steiner Architetti Associati
Tino
Italo Rota
Scusi ha prenotato? No. Vorrei un tavolo per uno
Patricia Urquiola
Canal
MARIO BEllini
La tavola Armonica
La tavola Armonica
L’idea dell’opera progettata per il Refettorio Ambrosiano nasce dalla riproduzione ingrandita dei "ponticelli" che tendono le corde di un contrabbasso appoggiati sulla tavola armonica. La tavola infatti è un elemento amplificatore in grado di far risonare voci, esperienze, emozioni. Come in uno strumento musicale, si fa mezzo per un linguaggio comune. Essa, inoltre, viene concepita come un elemento storicamente e culturalmente imprescindibile per la realizzazione di uno strumento in grado di generare la migliore delle armonie: quella del dialogo e della condivisione. I ponti, oltre ad equilibrare e moderare tensioni, uniscono storie di vita distanti.
pierluigi cerri
Otto
Otto
Chi ama l’architettura e il mestiere dell’architetto ha in mente di disegnare, prima o poi, un tavolo. Non tanto per affrontare il tema, che ci assilla dai tempi di Platone, dei conflitti tra forma e uso, ma perché il tavolo è un piccolo edificio, che spesso riassume la visione del mondo del suo autore; è il manifesto della sua architettura. Otto è un tavolo pensato con un grande risparmio di elementi espressivi e strutturali in nome della sua destinazione d’uso: l’Ospitalità.
Aldo Cibic
Piedone
Piedone
L’ambizione era di fare un tavolo che fosse sempre esistito, che non avesse “virtuosismi di design”, ma che essendo sempre esistito potesse esistere ancora per sempre. È per questo che, se per un tavolo la quantità di legno che ho pensato di utilizzare è tanta, è di fatto un piccolo capitale, che se un giorno chi lo possiede volesse, avrebbe comunque la possibilità di farne tanti altri usi. Considerando che questo posto per molte persone rappresenterà un momento di vita comune e di grande dignità ho pensato che fosse giusto un “design francescano”: forte, solido, semplice e con una sua poesia.
antonio citterio
Convivium
Convivium
Il tavolo “Convivium”, concepito per il Refettorio Ambrosiano nel luglio 2014, vuole essere un contenitore reale di un progetto concreto. Il tavolo in quanto luogo centrale di incontro, comunione e scambio. Un concetto di centralità espressione della tipica tradizione italiana: passione nella preparazione e nel consumo dei cibi, rito che si svolge intorno al tavolo generando un senso di appartenenza tra le persone. I materiali impiegati rimandano all’idea del riuso: il legno scelto per il tavolo proviene dalle “briccole” di Venezia, i pali in quercia piantati sul fondale della laguna per segnare i canali navigabili, sostituiti ogni 5-10 anni a causa dell’usura. Il vassoio centrale è in marmo di Carrara ed è destinato a ospitare vasi per piante aromatiche. Ad incontrarsi non sono quindi solo le persone ma anche i materiali usati: materiali che si consumano nel tempo e dove i ricordi si depositano quasi a narrare una storia.
michele de lucchi
Desco
Desco
Una volta non c’era il compensato, non c’erano i pannelli di truciolare, non c’erano i tamburati, non c’erano gli OSB, non c’erano i pressati, non c’erano i lamellari, insomma, non c’era niente. C’erano solamente delle assi ricavate dagli alberi e segate a mano più o meno bene e aggiustate con l’accetta. A volte venivano così bene che sembravano fatte a macchina. Bisognava passarle con la raspa avanti e indietro per ore e ore. La levigatura era bella, sensibile, ammirabile, piacevole agli occhi e al tatto. Oggi tutto questo non si può più fare, perché non c’è più nessuno disposto a farlo. Però una bella tavola per fare un bel tavolo si può sempre fare, con delle assi di legno massello, incollate una a fianco all’altra. Una bella cornice le tiene insieme e predispone l’attacco delle gambe che sono fissate con un vistoso elemento di sezione quadrata, che fora il piano e si rende visibile anche da sopra. La gamba però sotto diventa rotonda, come si deve a un bel tavolo raffinato.
Terry Dwan
ReBlocks
ReBlocks
L’ispirazione per ReBlocks nasce pensando al futuro, in particolare all’idea del “cradle to cradle” ovvero il recupero totale di tutti i materiali. Recuperare il legno per realizzare il tavolo ReBlocks è il punto di forza del progetto pensato per l’iniziativa del Refettorio Ambrosiano. Il tema affrontato da ReBlocks è quello della sostenibilità, e quindi del riciclo, che è molto attuale. Con ReBlocks gli scarti non sono più rifiuti, infatti grazie all’intuizione di assemblare questi pezzi di legno tra di loro, si crea un oggetto unico e inimitabile, proprio perché ogni “avanzo” è differente. Di conseguenza non c’è più quella separazione netta fra prima e seconda scelta, fra nuovo e usato. Mi piace pensare a ReBlocks come un messaggio, un tentativo metaforico di voler annullare le differenze sociali. Dando dignità, importanza e nuova vita a uno scarto, l’elemento povero torna sul gradino più alto della “scala sociale”: è un messaggio di augurio.
Giulio Iacchetti
Sant’Andrea
Sant’Andrea
L’essenzialità: questa è la parola che mi ha ispirato nel progettare il tavolo dedicato al refettorio Ambrosiano. Ho pensato che il clima di sobrietà e di grande qualità costruttiva che ispira tutti gli elementi che concorrono a creare l’arredo dello spazio doveva, per forza di cose, riflettersi anche nel progetto costruttivo del tavolo, caratterizzato da una struttura portante visivamente forte, solida, ma nel contempo semplice. L’idea di una struttura che rimanda alla croce di Sant’Andrea, ovvero due travi portanti che si incrociano non perpendicolarmente tese lungo le diagonali del piano, è il tema centrale del progetto. È il tema della croce, così ricorrente nel mio lavoro, che trova nella struttura del tavolo una nuova possibile (e pacifica) implementazione.
Piero Lissoni
Greco
Greco
Il mestiere di architetto e designer lo ha portato a disegnare luoghi e oggetti. Ha scelto di condividere il progetto Refettorio Ambrosiano con cuochi e colleghi illustri, perché ripristina a suo parere il senso solidale della comunità intorno al rituale del cibo. La semplicità francescana, l’equilibrio e l’essenzialità, si ritrovano nel tavolo GRECO, ridotto ai minimi termini. La naturalità del materiale, il legno di quercia, e la sua forma diventano l’incontro di solidarietà e convivialità. In anni in cui sembra che tutto vada nella direzione dell’effimero, con oggetti “rumorosi” e contemporanei, ama l’idea che il design esca dalle barriere del tempo e che ricerchi la durabilità del proprio linguaggio. Predilige lo stile silenzioso e non troppo formale, cercando una particolare alchimia.
Alessandro Mendini
Fratino
Fratino
Per la realizzazione del tavolo per il progetto del Refettorio Ambrosiano ha tratto ispirazione dai tavoli Fratini di tradizione medievale. Aspettava da tanto tempo di disegnare un vero tavolo fratino. Da mettere in un vero Refettorio. Con vero legno. Per far mangiare i bisognosi. Il suo desiderio e il suo bisogno si è avverato. Comunque secondo lui il fratino non va disegnato ma è una icona che esiste.
Fabio Novembre
In punta di piedi
In punta di piedi
Il sesso delle parole è stato sempre un argomento in più per farmi amare l’italiano. Tavolo e tavola, pur riferendosi allo stesso oggetto, hanno due accezioni completamente differenti: al maschile si sottolinea il carattere tipologico, al femminile quello ritualistico. La sua tavola è l’evoluzione gentile di un oggetto d’uso, la trasfigurazione di un archetipo attraverso un gesto progettuale “in punta di piedi”.
Origoni Steiner Architetti Associati
Tino
Tino
Tino, disegnato in occasione dell’apertura del Refettorio Ambrosiano, è una reinterpretazione in chiave moderna di una antica tipologia di tavolo di origine medioevale: il fratino. Questo tipo di tavola è "rustica e di costruzione solida, simile a quelle dei refettori conventuali, formato da una mensa lunga e stretta, di alto spessore, sostenuta da assi sagomate a mensola collegate tra loro da un robusto traverso". Gli elementi che compongono Tino sono quelli originali ma sono stati collocati diversamente. Le assi utilizzate per il piano d'appoggio rimandano all'aspetto rustico della tipologia originale mentre la struttura portante, che conserva il tradizionale sistema di vincolo “ad incastro”, è realizzata con rovere trattato e di un altro colore rispetto al piano, così da differenziare gli elementi portanti da quelli portati.
Italo Rota
Scusi ha prenotato? No.
Vorrei un tavolo per uno
Scusi ha prenotato? No. Vorrei un tavolo per uno
Per creare il tavolo Italo Rota si è ispirato alle persone che vede tutte le mattine fuori, in coda, alla mensa dei poveri. Tante volte pensiamo a come offrire un pranzo a persone in difficoltà, spesso non si pensa che forse il più bel regalo che possiamo fare a queste persone è un piccolo ritorno alla “normalità”. Anche mangiare da soli per scelta, è tornare alla normalità. Servire il cibo in oggetti senza tempo, semplici, lussuosi che ci possiamo permettere, classici del tempo in cui la democrazia ha cambiato il design. Tavoli con tovaglioli bianchi, oggetti in vetro, acciaio, ceramica e legno. I piedi dei tavoli ci ricordano gli altri viventi che coinvolgiamo nel ciclo del cibo. Nella Domus Latina gli oggetti ci parlavano, erano Dei o animali, i piedi di tutti i mobili, stufe, letti e sedie, erano piedi di animali.
Patricia Urquiola
Canal
Canal
L'idea progettuale del tavolo “Canal” si rifà agli antichi spazi dei refettori ecclesiastici, dove le congregazioni religiose usavano consumare i loro pasti comunitariamente disponendosi a ferro di cavallo in modo che tutti i commensali potessero sedersi uno di fronte all'altro senza il capotavola. Il tavolo con piano e gambe in legno massello mantiene volutamente un aspetto essenziale nei suoi tratti. A segnare il suo asse longitudinale, è una trave lunga quanto il piano in legno e parzialmente incassata che funge da tasca contenitiva per riporre e preservare tutto quello che serve per consumare il pasto. Alle estremità, la trave cambia funzione e diventa maniglia per consentire di spostare il tavolo con agilità nello spazio e cambiarne così la configurazione. Da qui l'idea di rendere i lati lunghi del piano del tavolo abbattibili, cosicché la mensa possa assumere configurazioni diverse a seconda del numero di posti a sedere, e in una ipotetica disposizione seriale del tavolo, si possa riproporre, in chiave contemporanea, l'antica idea del refettorio dove i commensali consumavano il loro pasto, disposti lungo i muri, su tre lati, guardandosi vicendevolmente, sottolineando anche spazialmente l'idea di condivisione comunitaria.
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"La cultura dello scarto respinge i più deboli"
Papa Francesco